La freccia medievale
In questa sezione sarà descritta la freccia medievale partendo dall'asta, passando dopo alle punte impiegate nella caccia e nella guerra per arrivare all'impennaggio.
Nel Medievo per le aste si usavano tondini di Nocciolo, Sanguinello, Frassino e anche le canne palustri e parlando delle forme si usavano quelle a cono che avevano il rendimento migliore per i tiri a lunga gittata dove non serve quella precisione, necessaria invece ad un tiro fatto su un paglione e montavano un impennaggio ridotto per offrire minor resistenza possibile all'aria.
Ma quelle più usate in assoluto furono, nella forma, quelle cilindriche che, grazie alla loro facilità costruttiva e al loro costo inferiore giustifica la loro preponderante diffusione ma oltre a questo furono le più usate perchè avevano una validità balistica migliore in quanto la loro forma favoriva il passaggio uniforme dell'asta sul fianco dell'arco evitando il più possibile eventuali sbandamenti laterali.
-punte adatte all'uso militare in grado di perforare corazze e aprire gli anelli delle cotte di maglia
-punte adatte per le gare di tiro al bersaglio facilmente estraibili da quest'ultimi
-punte adatte per la caccia, idonee ad abbattere la selvaggina sia di pelo che di penna
Le punte militari erano solitamente di forma piramidale, molto piccole di sezione ma anche molto robuste recanti degli sgusci ottenuti con la lima che la rendevano in grado di scardinare le maglie ferrate contro cui impattavano.
Lo scopo della forma a piramide era quello di concentrare tutta forza della spinta dell'arco su quattro punti scardinando l'anello e penetrando nella maglia, cosa non possibile se la punta è piatta in quando andrebbe ad impattare con una superficie piu ampia vanificando l'effetto mortale.
Il fissaggio delle punte militari veniva fatto in due modi: quello più semplice consisteva in un peduncolo fissato alla testa dell'asta, come un chiodo, rinforzato con una legatura imbevuta di pece oppure più raffinato e cioè con una gorbia conica i cui s'inseriva l'asta e anche loro fissate con pece vegetale in modo tale da poter togliere la punta dalle frecce danneggiate.
Adesso entriamo nella variegata quantità di punte da caccia. La prima distinzione da fare è se il loro impiego era per la caccia ai volatili o per le prede di pelo. Per i volatili erano usate punte a forma di mezzaluna o forcute per la caccia ai grossi volatili oppure se l'uccello era piccolo si usavano punte a forma di bottone adatta a stordire come una sassata oppure per provorare una frattura delle ali in modo tale da non consentire più il volo della preda e rendendo il recupero più facile anche grazie all'utilizzo di cani da riporto.
Tali punte venivano anche usate per la caccia a piccoli mammiferi da pelliccia con lo scopo di non danneggiare la pelliccia con un foro.
Per quanto riguarda la caccia ai grandi mammiferi (Cinghiale, Capriolo,Cervo) si usavano punte con puntali larghi e molto taglienti dotati di artigli che permettevano di far rimanere la freccia attaccata alla preda. La loro grande dimensione aveva lo scopo di causare una vasta ferita con emorragia che stroncava l'animale nel più breve tempo possibile permettendo un rapido recupero. Il loro impiego era esclusivamente venatorio dato che punte del genere non avrebbero fornito un tale impatto da perforare le armature e penetrare la maglia ferrata ma non si escude un loro utilizzo in battaglia contro i cavalli nemici privi di protezioni.
E' perciò comprensibile che le punte da caccia avendo dei ferri cosi grossi e pesanti necessitavano di impennaggi consistenti per evitare squilibri nel volo rallentando la freccia e facendola cadere in prossimità del cacciatore se il tiro non andava a buon fine.
Infine ecco le punte da bersaglio da gara. Differiscono poco dalle nostre in quanto avevano la forma di ogive metalliche e si suppone, guardando le miniature che si usassero bersagli di paglia facilitando il recupero della freccia senza provocare rotture alla stessa in quanto la forma di queste punte non oltraggiava l'operazione.
Un' altro tipo di punta era quella in osso adatta anche lei per le gare vista la sua leggerezza ma potevano essere montate anche in quelle da caccia che usavano contadini o persone povere non in grado di acquistare punte di ferro ma che in abili mani potevano fare la differenza tra la vita e la morte.
Terza parte della freccia è l'impennatura, parte estremamente sensibile sempre costruita con penne animali, con il compito di stabilizzare la freccia durante il volo.
La dimensione e la forma delle penne sono strettamente legate al loro utilizzo; sulle frecce militari si usava un impennaggio di media grandezza per consentire alla freccia un volo lungo e colpire lontano lo schieramento nemico e le penne, in caso di estrema urgenza non erano fissate a dovere ma legate in testa e in coda in modo da stabilizzare quell'unico volo.
Sulle frecce ad uso venatorio il discorso cambia in quando la penna doveva cercare di sostenere il peso di una punta che, come visto prima, a volte erano abbastanza voluminose e pesanti e anche in base alla caccia praticata; per quella ai grossi volatili si usavano piume molto lunghe che, pur rallentando la freccia creavano una repentina stabilizzazione e una gittata corta per permettere il suo recupero in caso avesse mancato il bersaglio.
La lunghezza delle penne varia in base alla destinazione della freccia.
Non abbiamo riscontri per quelle militari ma si presume che fossero lunghe circa 10 cm e alte 2.
Per quelle da caccia destinate ad un volo breve di lunghezza superano i 10 cm per un'altezza che va dai 2 ai 2,5 cm mentre quelle da gara l'impennaggio andava dagli 8 ai 10 cm per una altezza di 1,5 cm.